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domenica 5 aprile 2020

No borders from the sky




No borders from the sky

Alessandro Di Vicino Gaudio


Un nuovo appuntamento della narrazione gaudiana, nel senso della personale storia creativa di questo giovane talento di cui seguiamo il lavora da qualche anno.
Il titolo chiaramente si presta a tante interpretazioni, soprattutto oggi in cui la nostra società è ad una svolta epocale per tanti evidenti motivi.
Il primo è che la mostra non c'è, pur essendo pronta ed essendo pronti tutti i protagonisti di questo evento. Tutti sanno cosa succede in questi giorni, ma che altro si può fare se non fare ugualmente la mostra in chiave virtuale?
Così di seguito le opere non esposte.






TOKYO

50x35 cm acrilico e pastelli su mdf




LONDON

50x35 cm acrilico e pastelli su mdf




NEW YORK

50x35 cm acrilico e pastelli su mdf




SIDNEY

50x35 cm acrilico e pastelli su mdf




NAIROBI

50x35 cm acrilico e pastelli su mdf




SHANGHAI

50x35 cm acrilico e pastelli su mdf




MELBOURNE

50x35 cm acrilico e pastelli su mdf




JOHANNESBURG

50x35 cm acrilico e pastelli su mdf




MILANO

50x35 cm acrilico e pastelli su mdf






BUENOS AIRES

50x35 cm acrilico e pastelli su mdf


lunedì 24 febbraio 2020

In bilico tra Eros e Thánatos seguendo Gaudio

A.D.V.Gaudio


Bauman osserva che, a seguito di una indagine svolta dal 1991 al 93 da Hanna Świda-Ziemba, "... ... «le persone delle generazioni passate si auto collocavano tanto nel passato quanto nel futuro», mentre per i nuovi giovani esiste solo il presente. ..." («Gazeta Wyborcza», 6 novembre 2006). Gaudio appartiene alla generazione successiva a questa e quindi esente da questa indifferenza apatica risultando essere alfiere fustigatore partecipe dei mali del presente e in prima linea a denunciarli. Una denuncia che fino a poco tempo fa pareva fine a se stessa, senza soluzioni. Questo fino ad oggi quando i prodromi di una via d'uscita appaiono nella sua quarta mostra tenutasi a Milano presso Floris Art Gallery intitolata "BEAUTIFUL MINDS". Non che in questa ci venga data una prognosi definitiva, una cura, una ricetta risolutiva, ma questa serie di opere ci suggerisce una possibile strada da perseguire. Suggerisce, nei modi con cui si conviene suggerire a chi fa arte e cioè senza dire. Infatti in questo suo suggerire A.D.V.G. non è esplicito. Lui è guardingo rimanendo un po' sibillino, ambiguo quanto basta a lasciare al suo pubblico trarre le debite conclusioni. Tutto ciò lo fa introducendo delle piccole, ma significative novità.
Accanto alla solita denuncia dei mali della nostra società troviamo una flebile luce in fondo al tunnel. Proprio quel tunnel di specchi neri da lui stesso costruito intorno al suo pubblico nella macrostoria narrataci nelle tre precedenti puntate (se la metafora é quella delle serie tv in voga oggi) o mostre che dir si voglia. In queste sono stati espressi i suoi moniti. In queste il suo indice è stato puntato contro una società i cui valori si scontrano con il suo “moralismo laico” esternato proprio nel terzo capitolo (capitolo dico, usando la metafora del libro che per la narrazione mi sembra più adatto) o terza personale.
Nella sua quarta esposizione A.D.V.G., dopo essersi posto il problema nelle prime tre di dove risiedesse il male, inizia a reagire. Con la quarta esposizione A.D.V.G. finalmente ci da la sua soluzione per rimodellare la realtà secondo una visione di «vita buona». I prodromi della redenzione si hanno in un lato quasi marginale dei dipinti. Da una parte il caratteristico bianco e nero derivato dalla sua formazione di "graffitaro", come oggi si suol definire un "artista di strada" che opera nel settore delle arti visive, anche se A.D.V.G. per strada non è sceso molto spesso se non invitato da qualche municipalità, dall'altro troviamo dei tratti colorati con delle forme infantili che bilanciano una distopia ormai abbondantemente descritta e narrata nel corpus pittorico precedentemente realizzato. Queste forme alle volte appaiono come idee del personaggio descritto nell'opera, altre come un una sorta di desiderata che potrebbe essere una proiezione mentale dello stesso pubblico all'interno del dipinto. Un dentro e un fuori dal dipinto che, scalando di una dimensione, dopo la sua scoperta della quarta introdotta dall'inserto in movimento dei video, ci introduce in una terza dimensione con delle piccole sculture ad integrazione e complemento del dipinto. Un nuovo approccio olistico del suo lavoro creativo ci si para davanti.  Gaudio ci pone il problema, ci suggerisce la soluzione. Non ci dice comunque se la speranza debba risiedere nelle giovani generazioni, oggi ancora in età infantile, o se le "belle menti", di cui la mostra tratta, possano trovare in quel ricordo d'infanzia la purezza per la propria ed altrui redenzione; ovvero chi sia in grado di perseguire quella Felicità sancita nel lontano 4 luglio 1776 dal Congresso con la Dichiarazione di Indipendenza americana. Una speranza che Alessandro Di Vicino Gaudio, pur non lasciando completamente la guida di Thánatos, presuppone e, forse, finalmente anticipa la strada di Eros.
Attendiamo ora la quinta per vedere dove penderà l'ago della bilancia. Sarà verso una "fuga dionisiaca" o verso una "denuncia apollinea"?
Lo sapremo nella sua mostra che chiuderà la rassegna "Quattro passi nella storia dell'arte" che si tiene a Pavia presso la Libreria Cardano.

giovedì 8 novembre 2018

1971 Umberto Lilloni all'Annunciata

Era il secolo scorso, o forse lo scorso millennio. Ormai non si sa più valutare il tempo che passa. Umberto Lilloni, ormai maturo, viene celebrato con una grande antologica nella galleria Annunciata. Cento opere in esposizione, una carrellata su una lunga carriera. Per saperne di più riportiamo per intero il catalogo.



Il catalogo della mostra

martedì 21 agosto 2018

Nuntio vobis Gaudio DEADLY SINS the mirror of a society

Chiediamocelo. Alessandro con questa mostra affronta i vizi capitali. Partendo da qui, con il suo acume e la sua visione distopica della società, apre un nuovo capitolo della sua critica sociale. Dopo averci portato alle soglie dell'estrema tecnologia narrata con la sua prima mostra "HYBRIDS" in cui ibridi uomo macchina evocavano il mito modernizzato di un novello Frankenstein, e successivamente condotto in scenari futuribili di orwelliana memoria con "Ego · Jump · a dive into the future" , sua seconda mostra, ora ci conduce in nuovi scenari, con più sottile arguzia.

Il catalogo della mostra


domenica 5 agosto 2018

Alessandro Di Vicino Gaudio: Nuntio vobis Gaudio DEADLY SINS the mirror of a society

Siamo arrivati all'annuale appuntamento con le opere di Alessandro Di Vicino Gaudio.
Dopo la mostra del 2016 e quella del 2017, anche quest'anno Alessandro sviluppa un tema intrigante e trascurato dall'arte contemporanea. La mostra intitolata “Nuntio Vobis Gaudio - DEADLY SINS - The mirror of a society” affronta il tema dei vizi capitali.
Pur rimanendo fedele, sia nello stile, sia nello schema narrativo, alle proprie radici, Alessandro si cimenta nell'interpretazione dei vizi, che da peccati personali vengono estesi alla società in cui lui si sente prigioniero. Con le sue solite distopie, ci mette difronte ad un mondo che così è, purtroppo, e forse potrebbe cambiare anche attraverso la riflessione che ci invita a fare .

Guidati dal giovane Di Vicino Gaudio, il pubblico entrerà in una narrazione visiva tipica del suo personalissimo modo di fare arte. Una interpretazione sensibile ed attuale di un argomento laicizzato quanto basta per entrare nel nostro lessico quotidiano. Dalle distopie narrateci nelle precedenti mostre, si passa oggi ad un nuovo approfondimento della sua visione della società. Una forma di “Arte Sociale”, quindi, degna della nostra tradizione pittorica del secolo scorso, i cui riferimenti possono essere trovati in Beckman, Grosz, o, oltre oceano, Hopper. Solitudine, indifferenza, isolamento vengono tracciati con campiture in bianco e nero, sotto la rigida grammatica del graffito, forma d’arte che le nuove generazioni hanno metabolizzato come linguaggio visivo. Storie complesse sintetizzate in un rettangolo di MDF in cui spesso si aprono spazi vuoti da cui un monitor anima la scena. La pittura quindi, saltando a piè pari la terza dimensione si arricchisce di quella quarta dimensione che è il tempo. In questo si nota un superamento di Nam Jun Paik in quanto il mezzo tecnico non è il punto d’arrivo di una ricerca estetica, ma mero strumento già assodato come “normalizzato”, per quanto originale, ma assimilato in un linguaggio complesso e semplice nel contempo.




Alcune delle opere in esposizione:

 


BEFORE ANYONE ELSE
acrilico su mdf
55x50 2018

AVARIZIA
Non è per vivere che certa gente ammassa patrimoni, ma accecata dall’avarizia solo per questi vive.
Decimo Giunio Giovenale




ENVY DAY
acrilico con schermo su mdf 100x70cm 2018

INVIDIA
La felicita’ consiste nel non desiderare quello che si possiede
Ennio Flaiano







HOOLIGANS
acrilico su mdf
100x70cm 2018

IRA
Cantami, o
Diva, del Pelìde Achille
l'ira funesta che infiniti addusse
lutti agli Achei, molte anzi tempo all'Orco
generose travolse alme d'eroi..
Omero
Iliade







INDIFFERENCE IS BLIND
acrilico con schermo su mdf
150x70cm2018

SUPERBIA
Era come un gallo che pensava che il sole sorgesse per ascoltarlo cantare
George Eliot



INTENSIVE FARMING
acrilico con schermo su mdf
100x80cm 2018

GOLA
L’ingordigia è un rifugio emotivo
è il segno che qualcosa ci sta divorando
Peter De Vries



LUST FOR RENT
acrilico su mdf
100x70cm 2018

LUSSURIA
Tette, una della tue tette ha dentro il cuore, ascolto quella...
Giorgio Soavi



ON THE SOFA tempus fugit
acrilico con schermo su mdf
100x80 cm 2018

ACCIDIA
Guardava l’infinito come
le mucche guardano i treni che passano
Leo Longanesi



martedì 5 giugno 2018

Alessandro Di Vicino Gaudio

Con lo Studio Bolzani abbiamo presentato a Paratissima Milano alcune opere di Alessandro Di Vicino Gaudio come anteprima della sua mostra di settembre.
Il tema della mostra sarà presto svelato.




 

Keep in touch.

sabato 2 giugno 2018

Genesi di un'opera: una retrospettiva di Umberto Lilloni presso lo Studio Bolzani

Si è tenuta presso lo Studio Bolzani di Milano una interessante retrospettiva sull'opera di Umberto Lilloni intitolata: "Genesi di un'opera".
Come suggerisce il titolo, la mostra cerca di scavare nei meccanismi creativi dell'artista indagando sulle modalità con cui un opera prende forma. Una serie di disegni a corredo del grande dipinto "Studio per l'estate" hanno costituito il focus della mostra, affiancati ad altre opere eseguite in varie epoche.
La mostra nasce anche da una dedica fatta dal maestro al nonno del titolare della galleria a suggello di una amicizia che di generazione in generazione ha marcato il passo della storia meneghina. Infatti l'amicizia che mi lega ad Angelo Bolzani si ritrova sessant'anni dopo quella dedica, nel centoventesimo anniversario della nascita di Umberto Lilloni e a quasi un secolo dalla fondazione dello Studio Bolzani. Numeri d'altri tempi, questi. Nel nuovo millennio, dove gli eventi si misurano in semestri e l'obsolescenza di una novità difficilmente riesce a superare l'anno, parlare di lustri o addirittura di secoli e qualcosa di inconsueto.